Edgar Allan Poe. Le tragedie di un jingle-man.

Perché sono profondamente innamorata di Edgar Allan Poe. Ecco il motivo.

Scoprii il Bostoniano a 14 anni: sapevo della sua esistenza da giornali e riviste, già al tempo ero sempre informata sui fatti letterari e non. Poi andai in una delle librerie in centro per decidere il mio regalo di Natale. Non so voi, ma noi in famiglia abbiamo sempre preferito organizzarci in questo modo onde evitare inutilità, copie e sgradimento. Ovviamente volevo dei libri e quando vidi I racconti dell’incubo e I racconti gialli editi dalla BUR seppi con estrema certezza che quelli sarebbero venuti a casa con me.

Quando ci viene chiesto quale autore ci abbia cambiato la vita, beh, io risponderò che ognuno di quelli che ho conosciuto in un certo senso lo ha fatto, ma mai mi sono sentita frastornata e divisa come nel momento in cui lessi per la prima volta Edgar Allan Poe. E se davvero, come Marquez diceva, il cuore ha più stanze di un bordello, allora per lui ce ne sarà sempre una riservata.

L’autore preferito del piccolo Vincent Malloy è ovviamente Edgar Allan Poe

A quell’età, in quel periodo soprattutto, le vie della città si popolarono di giovani metallari o simil tali e conoscerne uno importante era un gradino in avanti nella ripida scala sociale. Non che io fossi particolarmente nota, al contrario, ma ne conobbi molti di loro e ricordo con disappunto le discussioni musicali/cinefile/letterarie in cui improvvisamente Poe piaceva a tutti, anche se in pochi lo avevano letto, e questi pochi sostenevano che fosse il padrino del romanzo gotico, assimilabile a tutta la moda gotica, sfumatura del genere metal.

Ecco, no. Sono una persona molto tranquilla e rispettosa, ma forse sapete già che il miglior modo per farmi uscire dai gangheri è giungere a conclusioni partendo da presupposti errati.

Horace Walpole era gotico. Ann Radcliffe lo era. Pure Henry James. Bram Stoker riprese lo stile, ma non lo era. Poe era tutt’altro ed e ciò per cui lo amo, anche se apprezzo molto la letteratura gotica. La letteratura gotica, sfumatura del Romanticismo, prevedeva castelli tetri, algide fanciulle in pericolo, fantasmi nel loro aspetto più classico e un certo amore per il passato medievale.

Ovunque sul web lo troverete descritto come padre della narrativa dell’orrore, del poliziesco e del giallo deduttivo. Tutto vero, ma vorrei sottolineare che il suo orrore non è realmente ciò a cui ci hanno abituato i brutti film tratti dai suoi racconti ed è questo a renderlo cosi grande anche oggi.

Il Bostoniano

Per dimostrare la mia tesi, dovrò fare una piccola, sommaria parentesi biografica. Edgar Poe nasce nel 1809 a Boston da una coppia di circensi, la madre muore e il padre lo abbandona, quindi viene cresciuto dai coniugi Allan, che lo portano in Inghilterra per una buona educazione. Edgar ha un pessimo rapporto con quasi tutti i suoi famigliari, tranne la madre adottiva, e sviluppa un interesse per le donne tutto suo: si innamora spesso delle madri dei suoi compagni, di donne più mature oppure di donne che non potrà mai avere. Fino a Virginia, la cugina di 13 anni, che morirà pochi anni dopo di tubercolosi lasciandolo solo e ancora più povero di quanto non fossero insieme: per lei scrive Il corvo e da lì La filosofia della composizione, in cui sagacemente sostiene che per fare i soldi basta raccontare di un uomo che piange la morte prematura dell’amata, magari aggiungendo un po’ di rime sparse che fanno sempre bene alla memoria (per la sua passione per rime e ritornelli, Thoureau lo chiamerà jingle-man). Edgar viene espulso da scuole, accademie militari, club, giornali… ne fonda uno e non riesce a continuare. Viene descritto come un uomo inquietante e incomprensibile, ludopatico, alcolizzato, forse drogato, praticamente folle, ma di quella follia controllata dietro gli occhi grigi e i baffi neri. Poi, la fortuna versa dalla sua parte e il pubblico scopre le sue mordaci critiche letterarie, dando finalmente l’occasione alle sue opere di essere lette. Edgar pero non riesce a gustarsi quasi nulla della sua tanto agognata fama: nel 1849 viene trovato nel porto di Baltimora, delirante e con segni di un probabile pestaggio; morirà due giorno dopo nell’ospedale della città, solo e senza nulla. La sua morte è ancora un mistero insoluto, nonostante una delle teorie più avvalorate sia quella del cooping, pratica in cui, sotto elezioni, una persona veniva sequestrata e obbligata a votare per un candidato tramite percosse, droghe e alcool; altre strade portano a imputare la morte di Poe ad avvelenamento e rabbia.

Subito uscirono alla ribalta i detrattori, che accusarono i testi di pornografia, oscenità e blasfemia. Ma ci fu anche chi comprese che quelle poesie e quei racconti, nonché l’unico romanzo, non erano niente che fosse già apparso e, soprattutto, avevano una voce. Lovecraft fra i primi, ma fra i suoi fan non possiamo non rivedere Shirley Jackson, Stephen King e, ovviamente, Tim Burton nei suoi tempi migliori. Edgar Allan Poe era una persona con delle problematiche personali da tener conto, coltissimo eppure incapace di instaurare rapporti sociali sani, acuite dalla dipendenza dall’alcol e dal gioco d’azzardo, dalle quali gli vennero periodi di scarsa lucidità e di delirium tremens. Alcuni sostennero fosse anche un oppiomane, ma ciò non è mai stato riscontrato. É fondamentale conoscere la biografia e la persona di Poe per comprendere davvero i suoi racconti dell’orrore, perché solo in questo modo si può capire che non sono testi disgiunti dal poliziesco e dal giallo deduttivo che amo molto: non sono racconti di vampiri, mostri e situazioni irreali, ma fanno parte di una cultura personale e di ideali che l’autore si portò sempre dietro, quali la critica sociale (vedasi La Maschera della Morte Rossa e Re Peste) e il fascino per la bellezza classica e l’Oriente (soprattutto nelle poesie). L’orrore di Poe non scaturisce dalla fantasia a se stante o dalla passione per i mostri, bensì dall’immaginario di una persona malata che filtra le paure proprio attraverso la sua malattia. Il barilozzo di Amontillado, Il cuore rivelatore, Il gatto nero, William Wilson… sono esempi dell’ossessione, delle manie e dei pensieri più abissali dell’insanità. Ciò che ci spavento non è il fantasma o l’assassino, ma la possibilità che nella nostra mente possano nascere questi pensieri.

A Edgar il suo corvo, a Howard Philip il suo dio Chtulhu…

L’orrore di Poe non fa paura perché sia in qualche modo legato a situazioni possibili o ci siano scene raccapriccianti, sfatiamo questo mito sul fatto che nella sua letteratura ci siano sangue, violenza di ogni genere e donne procaci: fa paura perché é la trasfigurazione di una mente eccezionale, annebbiata dalla tossicità e dalla malattia.

Vorrei aggiungere: qualcuno si ricorda della sua scrittura? Nella prima metà dell’800, riuscì a far tremare lettori di un altro secolo descrivendo delle tende. Prima di ogni cosa, infatti, amai il suo stile, cosi ricco, prezioso, ogni volta con il ritmo giusto.

Un vero jingle-man.

Buon Halloween,

Betta La Talpa

P.S. Le edizioni delle opere di Poe sono sterminate, ne esistono per tutti i gusti. Personalmente, anche se sono fedele alla BUR per quanto riguarda Poe, vi consiglio Lo scarabeo d’oro edito dalla Alessandro Polidoro Editore, Obscura. Tutti i racconti se volete l’opera omnia, I racconti del mistero in edizione BUR Deluxe, Lettere edito dal Saggiatore e Edgar Allan Poe – Dino Battaglia che si incontrano grazie alla Nicola Pesce Editore. Per informarvi di più e seriamente sul Bostoniano, non posso non farvi leggere Edgar Allan Poe, firmato da Jules Verne ed edito da Editori Riuniti e L’arte del cadere. Variazioni di un tema nella narrativa di E.A. Poe e di J. Verne di Irene Zanot edito da Pacini editore.

P.P.S. Avrei potuto parlarvi della sua influenza nella musica e nella cultura di massa, spaziare da Lou Reed a John Cusack fino al maledettissimo Baudelaire, ma era esattamente quello che volevo evitare. Non abbiatene a male.

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5 risposte a "Edgar Allan Poe. Le tragedie di un jingle-man."

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