Convulsioni. Le confessioni di un copywriter

Un vecchio detto di non ricordo chi sostiene che facendo della tua passione il tuo lavoro, non lavorerai un giorno della tua vita. Ma quando obblighi, convenzioni e routine rompono quella eccezionalità rappresentata dal nostro hobby, non è forse normale ogni tanto annoiarsi e cercare oltre la nostra passione? Non è forse essa, per natura, temporanea e intensa in un breve lasso di tempo?

Rinnovo oggi la collaborazione con Catartica Edizioni dopo aver letto questo libro che mi sento di suggerire non solo a chi lavora con le parole, ma anche a chi cerchi una lettura del tutto originale e particolarissima. Se siete giovani, tanto meglio: il nostro autore, Paolo Sfirri, qui al suo esordio nella narrativa, è della classe ’90 e sapete benissimo che ho un debole per la mia generazione…

Paolo Sfirri dimostra con il suo Convulsioni una capacità di analisi caustica eppure profondamente oggettiva e realistica della vita e del mondo che lo circonda, affidandosi a uno stile preciso e tagliente che alterna il romanesco al lirismo urbano, un po’ alla Allen Ginsberg tanto per intenderci. Il nostro autore è montatore video e sceneggiatore (con premi alle spalle, chapeau!) e questo si vede molto bene proprio nella sapiente gestione del flusso di coscienza, che non è visibilmente finto o artificiale come molti esordienti usano fare copiando gli autori preferiti. Decisamente, la scrittura è stata la mia parte preferita della lettura, che risulta molto scorrevole.

Ma la capacità dell’autore e la sua attività lavorativa si può notare molto bene anche nella struttura irregolare del libro, che tuttavia man mano che si procede con le pagine mostra un suo ordine interno: Vocabolario, commento, episodio del ’98, ricetta, poesia, racconto, ripetizioni di formule come “Sud: della Spagna”, pensieri lucidissimi lasciati come le briciole di Pollicino in una periferia che è quella romana, ma può essere benissimo quella di qualsiasi altra grande città, fra scampoli di droga, amori improvvisi, brevi ma intense avventure per le strade trafficate e un’umanità tanto affascinante quanto pericolosa. Da lombarda, ho apprezzato molto scoprire terminologie vernacolari che somigliano o al contrario sono del tutto diverse dal mio dialetto, quindi grazie per avermi introdotto al romanesco!

Soprattutto la prima parte del libro, che non definirei romanzo, bensì raccolta di pensieri, riflette in maniera approfondita e brillante sul concetto della parola oggi e su tutto ciò che vi gira attorno. Il narratore protagonista parla del suo ruolo di copywriter in un’agenzia e da qui rovescia le frustrazioni e le umiliazioni di scrivere per una pubblicità o per un qualsiasi cliente che desidera un certo tono per un determinato concetto: puoi personalmente essere in disaccordo e non apprezzare il progetto, ma sarà proprio questa richiesta a pagarti l’affitti, darti da mangiare e permetterti di pagare gli abbonamenti vari che hai fatto negli ultimi mesi.

Scrivere è un lavoro come un altro, che si sceglie per passione e capacità ma che non sempre è facile come sembra: scrivere per altri, specialmente quando dell’altro non te ne frega nulla e anzi non ti piace proprio, è molto difficile e per portare a termine un lavoro soddisfacente per entrambi è necessaria una grande dose di impegno e di pazienza. La lettura di Convulsioni mi ha fatto pensare a quante volte chi lavora come me con le parole, da articolisti a copywriter, da editor a blogger fino agli autori, subisce una gogna pubblica perché il nostro non sembra quasi un mestiere e troppo spesso ci viene richiesto di scrivere esattamente per chiunque, il che è francamente impossibile e pure dannoso. Scrivere è pur sempre dare una parte di sé agli altri e per questo è difficilissimo essere perfetti, per quanto la perfezione non esista.

Sfirri e Catartica Edizioni ci hanno regalato un libro attuale e molto adatto ai tempi che corrono, per cui oltre a ringraziarli non posso fare altro che consigliarlo!

A presto,

Betta La Talpa

P.S. Puoi trovare Convulsioni su LaFeltrinelli e IBS.

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2 risposte a "Convulsioni. Le confessioni di un copywriter"

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  1. Così come scrivere, disegnare, suonare e tutte le Arti ingenerale sono considerate dai non addetti al lavori, doti di istinto, cosa vera in parte. Quante volte ci sentiamo dire, eh ma tu ce l’hai nel sangue. Senza considerare che il sangue buttato è più nello studio che quello che scorre nelle vene. Quante volte è accaduto: scusa, per domani mi servirebbe un pezzo/racconto/disegno/video.” ” Ma come domani?” Vabbè che ci vuole per te, sei bravo! 😡

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