Perpetual Life One

Avevo promesso che questa estate sarebbe stata dedicata alla fantascienza ed eccomi qui con l’ultimo della serie! Siamo al 2 settembre, ufficialmente è ancora la stagione più calda di tutte (e quella di quest’anno, in particolar modo!) e ma con il pensiero io come penso altri sto già andando ai maglioncini e alle zuppe.

Linda Talato, padovana, che collabora con Sugarpulp Magazine come critica letteraria e che ha pubblicato con Dark Zone Edizioni il racconto Alienazione nella raccolta Oltre lo Specchio patrocinata da Amnesty Italia, dedica la sua prima pubblicazione con Delos Digital alla vita eterna. Ma se si trova nella collana Dystopica, un motivo ci sarà…

Perpetual Life One parte da questo presupposto: se la morte è un virus contagioso, lo vorremmo un vaccino? Se con qualche puntura smettessimo di invecchiare e potessimo vivere in eterno, avendo quindi la possibilità di cambiare lavoro, aspetto e compagnie, viaggiare, guadagnare e spendere soldi a piacimento, ma anche di veder morire chiunque non abbia compiuto la nostra stessa scelta, scacceremmo la morte dalla nostra vita?

Può sembrare un controsenso, ma d’altro canto l’autrice pone subito le domande giuste e mostra quali siano i risvolti negativi, oltre a quelli positivi che sono immediati. Non si può sfuggire da se stessi e non si può nemmeno sfuggire dalle responsabilità e da tutti gli ostacoli della vita, non si può tornare sui propri passi e non si può decidere degli altri.

Perché la morte non è una malattia e i problemi nella vita ci sono, in qualunque vita di qualsiasi essere vivente sul nostro pianeta (ma anche in tutto l’universo, sicuramente qualche particella monocellulare ha il suo bel daffare), bisogna semplicemente prenderne atto e usare la propria forza per andare avanti. Non esiste la perfezione e non esiste nemmeno la felicità perpetua, la pubblicità e il mondo artefatto dietro uno schermo, proprio in quanto costruita su un set provvisorio, è finta e temporanea.

Per questo motivo, è difficile appoggiare la scelta della protagonista Tamara, una quarantenne energica ambiziosa che all’eccessiva tranquillità del fidanzato reagisce optando per Pe-Life One: una vita in cui può fare qualsiasi cosa, senza mai fermarsi. Forse, perché nel momento in cui si ferma e si rende conto delle conseguenze della decisione presa, il mondo le crolla addosso.

La sua voce si alterna a quella del giornalista che la intervista, Alfredo Rapalli, che con modi garbati e il giusto spirito critico rappresenta l’altra faccia della medaglia. È lui a mostrare al lettore cosa è successo ai primi volontari del progetto Pe-Life One: una serie di derelitti che tentano il suicidio senza riuscirci, corpi svuotati di ogni desiderio e di ogni forza vitale accuditi da infermiere stanche e vagamente sprezzanti.

E se esistesse la cura? Sappiamo che non esiste un anti-vaccino e l’antidoto è una sostanza che blocca le tossine di un veleno (cosa che i vaccini non sono, almeno per me), ma suvvia si tratta di un racconto lungo di fantascienza e la cosa migliore che può fare è farci riflettere.

Attraverso le voci di Tamara e Rapalli e una scrittura spedita in cui sparisce, l’autrice riesce in modo perfetto a dare diversi spunti di riflessione: chi è Dio e a cosa serve, la caducità degli effetti e la durata effettiva dell’amore, il raggiungimento dei propri obiettivi e cosa succede quando si è raggiunto il traguardo, la mancanza di una fine e il terrore della noia, che in parte è un sintomo anche della nostra epoca.

Senza dubbio un’ottima lettura, consigliata anche a chi non ha familiarità con il genere.

Ben arrivato, settembre!

Betta La Talpa

P.S. Trovate il libro su LaFeltrinelli e su IBS.

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