Il caso Nana Duplessis

Sapete che la sincerità con opportune motivazioni è forse il mio maggior pregio, per cui non mi farò nessuno scrupolo a dire ciò che penso riguardo a tematiche scottanti e attuali come quella di oggi; pertanto, se non vi va di sentir parlare di cultura dello stupro, sesso ed eros, siete liberi di leggere un altro articolo.

Lo dico perché io stessa non sono abituata a leggere questo genere di romanzi e per me è stata una sfida nella sfida. Odio il genere romance e faccio molta fatica a leggere le scene di sesso nei romanzi: mi sembra di perdere tempo, di fare del voyeurismo, di assistere a un esercizio di stile dell’autore. Solo per i tuoi occhi, che troverete anche con il titolo Erodisiaco. Danno di ritorno, racconta la vicenda vissuta dall’autrice Nana Duplessis (ovviamente si tratta di uno pseudonimo), ovvero il passaggio da una storia puramente erotica alla violenza. Pubblicato dalla piccola casa editrice Oakmond Publishing, il breve romanzo o racconto lungo è quanto mai attuale, per questo ho deciso di recensirlo in concomitanza con lo stupro di Palermo e quello di Caivano, forse avvenuto per terrificante imitazione.

Duplessis scrive con eleganza e realismo, con grande attenzione per i dettagli senza tuttavia cadere nel volgare, nell’eccesso o nella crudeltà, il lungo gioco erotico che viene avviato da lei e Patrick, collega di suo marito. Senza raccontare nulla, vorrei focalizzarmi su quanto di forte ci sia in una donna che decide di prendere in mano il proprio corpo e il proprio piacere, grazie agli occhi di un mezzo sconosciuto. Inizialmente, entrambi sono complici e questo la rende una vera educazione sensuale, per così dire, alla (ri)scoperta del piacere che nulla di sconcio o sbagliato è, bensì naturale e umano.

La complicità viene meno quando la fiducia viene tradita, non vi dirò come. Patrick si mette dalla parte non richiesta dell’insegnante, del manico del coltello, andando a scatenare in Nana una serie di riflessioni e di risposte: il piacere è stato dato vicendevolmente, ma non può più andare avanti se un limite viene superato e uno dei due rifiuta.

Si apre qui il grande tema del consenso, un mistero per molti uomini. Una donna ha il diritto di dire no quando e come vuole e no significa no, non ha mezze misure e non ha significati oscuri. La grande responsabilità collettiva che tutti noi dobbiamo caricarci sulle spalle è far comprendere a uomini e ragazzi in quanto portatori e vittime a loro volta del patriarcato, che una donna non è inferiore, non capisce meno, non usa tecniche magiche, sa cosa vuole, sa come dirlo e deve essere libera esattamente come la controparte maschile di possedere il proprio corpo come preferisce, il che include sia avere rapporti sessuali con quanti e quali partner desideri sia vestirsi senza dover pensare a molestie e abusi.

Nana comprende i rischi che corre e il guaio in cui è finita per aver creduto nella buona fede di una persona che l’ha solo manipolata e quindi violata, quindi chiede aiuto al tecnico informatico della sua azienda affinché foto e video che lei ha di volta in volta mandato a lui spariscano.

La dinamica di potere, in cui Patrick ha violato la fiducia e lo spazio di Nana, si stravolge nel momento in cui essa viene ridotta al suo strumento, ovvero lo smartphone.

Qui si apre l’altro grande tema del ruolo che la tecnologia ha nelle nostre vite, ma soprattutto nelle nostre relazioni, anche le più intime. Scambi di video e fotografie tra partner fanno parte del rapporto di profonda fiducia tra i due ed è assolutamente normale che ciò accada. Il pericolo del web però è sempre alle porte e la possibilità che tali contenuti diventino di dominio pubblico è altissimo, come si è potuto vedere appunto con lo stupro di Palermo, in cui la vittima è per l’ennesima volta sotto gli occhi di tutti: non solo violentata in strada, per di più filmata e questo video viene condiviso su canali Telegram e chat Whatsapp, in cui è emerso anche il suo nome. La privacy dovrebbe essere un diritto inalienabile, eppure ecco qui che con un click l’intero pianeta può sapere tutto del nostro corpo, così come della sofferenza di questa ragazza. La pubblicazione dei video, come nel romanzo, porta a un escalation di violenza verbale e psicologica, a una proliferazione di imitatori e di fan di dubbio gusto, che non comprendono dove sia il limite oltre il quale non si può andare.

Non mostrifichiamo chi come Patrick e gli stupratori ha deciso che la donna poteva essere una creatura su cui esercitare il proprio potere, perché essi mostri non sono. Sono i figli sani del patriarcato, come si è detto altrove, sono ragazzi e uomini che non hanno recepito il messaggio, forse mai passato chiaramente, che la violenza passa attraverso molte porte: fare catcalling in strada, scrivere in DM apprezzamenti osceni per una foto, abusare di una persona fragile perché ubriaca o sotto l’effetto di stupefacenti o ingenua.

Il romanzo è arricchito dalla chat tra Nana e Patrick che mostra con dovizia di particolare il cambiamento dal gioco all’abuso, ma soprattutto dalle illustrazioni di Giorgio Rizzo di Storie Dipinte che, con grande dovizia di particolari ma volgari, al contrario estremamente eleganti, sostituiscono le foto e i video privati che Nana invia a Patrick.

Non è una lettura per tutti, soprattutto in relazione ai recenti fatti di attualità che peggiorano solamente il macabro primato di 74 femminicidd nel 2023 ad agosto, ma credo che andrebbe letto anche solo per capire da chi lo ha provato cosa voglia dire essere violati.

Un caro saluto,

Betta La Talpa

P.S. Trovate il libro su Amazon.

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