Delitto sull’Isola Bianca

Nua Edizioni questa volta mi ha colpita al cuore, ma seriamente.

Certo, giocava a carte facili con me: un giallo (1 punto) ambientato su un’isola in mezzo al fiume Po (5 punti!) appena dopo la Seconda Guerra Mondiale (1,5 punti), romanzo che ha vinto ovviamente per la migliore ambientazione al concorso Giallo Festival 2020.

Finalmente, si sta riprendendo a raccontare la vita di provincia e soprattutto in prossimità del Grande Fiume, a dimostrazione che l’Italia letteraria non è solo metropoli e panorami mozzafiato. È anche acqua sporca nella corrente lenta, silenzio interrotto dalle cicale e dialetti che sembrano altre lingue. Raramente mi sbilancio così tanto, ma anche i brevi romanzi gialli che ho scritto sono ambientati in queste zone ma nel Seicento, luoghi che sono i miei e quelli di Chiara Forlani, l’autrice di Delitto sull’Isola Bianca, e per questo la devo ringraziare.

Scegliere di ambientare un giallo in un luogo dove non succede nulla può essere una zappa sui piedi per l’autore, ma non quando l’autore è in grado di costruire attorno a un’ambientazione difficile non solo una narrazione inventata, ma anche una serie di riferimenti alla Storia e a quel che si può vedere oggi.

Il lato più godibile di questo bel romanzo è infatti proprio la grandissima capacità dell’autrice di aver ricostruito un luogo, un tempo e una quotidianità particolari quali quelle dell’Isola Bianca, pochi ettari di sabbia e paura delle alluvioni che tre quattro famiglie si dividono, arroccate nei loro ruoli fissi nonostante la coscienza che un giorno il Grande Fiume inghiottirà l’isola.

Un giorno, il Sacocia, nome con cui è conosciuto il possidente Umberto Maris, viene trovato morto dalla figlia del lavorante Giulio Saletti. Costui si fa aiutare dal tuttofare dell’isola, una figura granitica e fuori dal tempo e dal mondo, il trentenne Attilio Malvezzi detto Foresto per i suoi modo poco socievoli, malgrado la cultura che possiede, il quale grazie a una pallottola conficcata nel cranio dopo la guerra, è in grado di percepire i pensieri e le sensazioni degli altri. È proprio il Foresto, con la sua sensibilità unica al contrario del suo aspetto ferino, il cuore del romanzo, l’indagatore improvvisato eppure con una capacità innata di svolgere le indagini insieme alla maestra Adele Sanvitali, di cui è segretamente innamorato, e ai carabinieri di Ferrara, caratterizzati dall’indolenza e dalle certezze della terraferma proprio perché non sanno cosa voglia dire sapere che il terreno sotto i propri piedi sta scivolando via. Tra loro, il maggior aiuto per il Foresto è il maresciallo Romolo Zeri, il contrario in tutto e per tutto dell’amico Foresto ma con cui forma una coppia ben calibrata nelle indagini.

Senza fare spoiler, il caso di omicidio si intreccia con la Storia recente, ovvero il fatto che queste zone fossero famose per i campi di smistamento, e quindi con il dilemma: si può uscire puliti dalla guerra? Si può voltare pagina dopo esser stati parte di una vicenda orribile come la Seconda Guerra Mondiale? È il caso di chiederselo proprio in questi giorni, drammatici per l’Ucraina quanto per tutti i paesi vittime di conflitti armati come la Palestina e l’Afghanistan, e chiediamoci quanto le storie siano parte di una Storia e quanto le azioni di ciascuno di noi si ripercuotano sugli altri nel tempo.

La lettura del romanzo è davvero arricchita dall’ambientazione unica e dalla caratterizzazione perfetta dei personaggi che vi abitano. Per quanto riguarda lo stile, come capita a molti autori italiani soprattutto esordienti, l’autrice tende a dire molto dei propri personaggi e a spiegare ogni pensiero e battuta, non lasciando al lettore il modo di farsi un’idea e di comprendere coi propri tempi un personaggio o una scena. I dialoghi tendono quindi a essere molto chiari, quasi a volere che il lettore non si perda un passaggio dell’indagine e sia al passo con il Foresto. A parte questo dettaglio, il romanzo si legge con piacere e fascino.

Ringrazio moltissimo la casa editrice per avermi dato l’occasione di leggere questo romanzo che sento tanto vicino e spero che l’autrice Chiara Forlani torni a descrivere queste zone, magari con un’altra indagine del Foresto.

Ancora dall’isolamento, ma giuro che prima o poi il tampone sarà negativo,

Betta La Talpa

P.S. Potete trovare Delitto sull’Isola Bianca su LaFeltrinelli e IBS.

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