Ci riuniamo in una stanza del Policlinico.
Ci aiutiamo, anche se sappiamo di essere oltre ogni possibilità di aiuto.
Perché quando non hai veramente più nulla da perdere, puoi fare qualsiasi cosa.
Qualsiasi cosa.
Non ci sono più confini.
Neanche tra il bene e il male
Uno dei lati migliori dei libri è che si possono vivere vite totalmente diverse dalla propria, nel bene e nel male. Possiamo assistere a scelte ed eventi a cui non potremmo mai partecipare. Nel bene e nel male.
Leggendo questo romanzo, a mio avviso erroneamente categorizzato come noir, ho avuto la sensazione di essere naufragata e di aver perso anche l’ultima bussola a cui aggrapparmi per ritrovare il mio Polo Nord. Innanzi tutto, mi aspettavo di leggere un noir e le mie aspettative non sono state affatto deluse, bensì solo ricalibrate: man mano che scorrevo le pagine, mi chiedevo “ma dove è il noir?” eppure non avrei cambiato di una virgola ciò che stavo leggendo. Un thriller psicologico, se proprio abbiamo bisogno di un’etichetta per definirlo. La tensione è già a livelli molto alti sin dalle prime pagine, perché il lettore è catapultato in una situazione dolorosa e in mezzo all’azione, per cui non ha alcun punto di riferimento né temporale né spaziale; poi la tensione sale, sale, sale…. e vi lascerà col fiato mozzato nelle ultime pagine, estremamente dubbiosi su ciò che avete letto.
ll romanzo di oggi si intitola Prima di andare via ed è pubblicato da Pub.me nella collana Ater, dedicata appunto a noir e gialli. Il suo autore, Massimiliano Ciotola, ha una carriera eclettica e particolarmente ricca: saggista, pubblicista e ora anche scrittore, ha lavorato molto nell’ambito dell’insegnamento (accademico compreso) e ha collaborato alla progettazione di videogame e alla creazione di Convention dedicate al fumetto e al mondo dell’animazione: al momento, è responsabile editoriale di GOEN, la sezione dedicata ai manga di RW Edizioni. Candidato alla presidenza della galassia nelle prossime elezioni, come direbbe Douglas Adams di una persona con un CV invidiabile come questo.
La quarta di copertina è chiara quanto basta. L’ambientazione clinica e tutto ciò che ruota intorno a essa conferisce al romanzo l’atmosfera asfissiante e dolorosissima di un tema di cui non si vorrebbe mai parlare, ma con cui per forza di cose dobbiamo avere a che fare. Fingiamo che non esistano i tumori e i gruppi d’ascolto, la chemioterapia e la radioterapia, ma purtroppo di questo si parla e non si può nemmeno fingere che le cose stiano diversamente. Con uno stile che è sia secco e deciso, sia propenso alle digressioni interne, Ciotola ci introduce, con schiettezza, profondo e naturale rispetto e senza pietismi, nella quotidianità e nella vita di queste persone distrutte dagli effetti collaterali delle terapie, dalle visite mediche, dalle brutte notizie. Soprattutto, dalla paura. Il romanzo trasmette perfettamente il terrore di ciò che verrà dopo, l’ansia del non sapere cosa potrà succedere domani.
Nel bene e nel male. Perché il libro si tinge di giallo quando il velo del politicamente corretto cade e finalmente ci si accorge che questa non è una storia di sopravvivenza, ma lo sguardo disincantato e fermo su cosa succede quando sai che non hai più nulla da perdere e vuoi sistemare le ultime faccende prima che sia troppo tardi: lasciare un ricordo, riprendersi qualcosa di proprio, vendicare le offese subite dagli altri. I personaggi sono uno più umano e vero dell’altro e riconoscerli nella realtà sarà gioco facile. Perché anche quando crediamo che il dolore sia finito, c’è sempre un abisso in più.
Non sarà una piacevole lettura, ma ogni tanto lo stato di allerta fa bene, no?
A presto,
Betta La Talpa
P.S. Trovate il libro qui.
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questo genere di stato d’allerta è il mio pane quotidiano.
un libro perfetto per me, grazie!
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