Bastiano Baldassarre Bucci, […] se non mi sbaglio, tu sei di quelli che mostreranno ancora a molti la strada per Fantàsia, affinché ne ritornino con l’Acqua della Vita!
Il signor Coriandoli non si sbagliava.
Ma questa è un’altra storia, e si dovrà raccontare un’altra volta.
Così finisce il libro sui libri per eccellenza, che proprio quest’anno soffia le sue 40 candeline senza mostrare rughe o cedimenti delle articolazioni. Infatti, dopo gli opportuni ritardi dovuti alla gestione di una storia complicatissima, Michael Ende portò al suo editore Die unendliche Geschichte nel 1979: un successo clamoroso nell’immediato, che nel 1984 portò a uno dei film più famosi del mondo. Se anche voi avete cantato Never Ending Story nell’ultima puntata di Stranger Things 3, capirete di cosa sto parlando. Lo stesso Ende non condivise tanto entusiasmo e prese ogni distanza dalla pellicola cinematografica, accusata di aver violato il romanzo e di averlo reso un pastone per bambini, ma questa è un’altra storia e si racconterà un’altra volta.
Ne nacquero anche due sequel, ma la critica non approvò e il risultato non fu dei migliori, pur con le migliori intenzioni (fra cui un giovane Jack Black e alcuni personaggi del libro che non comparivano nel primo film). Detto per inciso perché sia chiaro: la versione cinematografica di Wolfgang Petersen è un tassello fondamentale del cinema Anni ’80 e di sempre, con dialoghi e scene che ancora oggi ricordiamo con affetto e nostalgia. Tutti abbiamo pianto alla morte di Artax nelle Paludi della Tristezza, desiderato coccolare un Fortunadrago e paragonato la Vecchissima Morla a qualche nostra conoscenza umana, nessuno escluso. Il problema del film è che si ferma alla parte più strettamente fantasy e naif del romanzo, ovvero fino al capitolo XII.

Il romanzo è ricchissimo, per questo è forse il metalibro nel suo primo significato, il libro sui libri che non può mancare in ogni casa, anche e soprattutto fra i non lettori. Secondo le indicazioni dell’autore, il testo è metà in rosso per le vicende ambientate nel nostro mondo e in verde per quelle che si svolgono a Fantàsia; ogni capitolo è introdotto da uno splendido capolettera che corrisponde a una lettera dell’alfabeto, quindi ventisei capitoli per ventisei grafemi. Ci sono ripetizioni del testo, perché appunto la storia è infinita ed è quella che il giovane protagonista legge, ma anche quella che leggiamo noi; ci sono richiami alla realtà di Bastiano, che nel mondo di Fantàsia diventano creature strane e meravigliose (come i Grandi Meditanti, Scirkri dalla testa di aquila, Ysipu dalla testa di volpe e Ushtu dalla testa di gufo, altro non sono che gli animali impagliati nella soffitta dove Bastiano legge il libro).
Non cercherò di sbrigliare la matassa e trovare un senso e una morale a questo libro, perché ce ne sono diversi e tutti validi. Come il libraio Carlo Corrado Coriandoli afferma, la Storia Infinita è diversa per ognuno di noi, ma ci sono anche diversi modi per andare e tornare a Fantàsia, il regno magico che fa da contraltare al nostro mondo e da cui nascono i sogni, ma anche le bugie e le ossessioni pericolose che possono sfociare in malattie e in guerre.

Senza dubbio, il messaggio di promozione alla lettura è il più evidente, ma anche il più superficiale. Da sempre il terribile Nulla è stato spiegato come il vuoto dei non lettori e della mancanza di immaginazione nelle nuove generazioni, già in passato succubi di pubblicità, videogame e altri mali della tecnologia e del ritmo frenetico che hanno raggiunto le nostre esistenze. Eppure, leggendo oltre l’arrivo di Bastiano a Fantàsia (dal capitolo XIII), il libro si fa più adulto e cede il passo a momenti di epica (la battaglia della Torre di Avorio), a fini citazioni (l’orrendo drago Smarg non può non richiamare il nostro amato Smaug tolkeniano, Illuàn il Ginn è un calco del demone islamico jiin e un genio) e a malizia, incarnata nel personaggio della maga eterocroma Xayde, il cui rapporto con Bastiano ricorda quello tra Edmund Pevensie e la Strega Bianca nella Cronache di Narnia. I valori non sono solo positivi e rappresentano la normalità dei difetti: Bastiano infatti diventa sempre più egoista ed egocentrico, come è normale che sia dopo il suo passato da sfigato, perdonate l’eufemismo. D’altra parte, bisogna ricordare che l’Infanta Imperatrice è equa nel bene e nel male e che entrambi hanno il diritto di esistere in Fantàsia. La seconda parte del romanzo infatti affronta temi più delicati in modo fiabesco, aggiungendo valore a quella che poteva essere soltanto una bella favola: il prezzo e i sentimenti della solitudine, la differenza tra l’armonia desiderata da tutti i popoli e l’amore dato e ricevuto, l’accettazione di se stessi con tutto ciò che ci rende unici, anche quello che ci piace meno, l’importanza dei ricordi e il pericolo di desiderare troppo, il coraggio e la fiducia negli altri. Per questo, è importante ricordare anche ciò che nella prima parte del romanzo e nel film non c’è: la crescita di Atreiu, che da tenace, piccolo guerriero si fa saggio e serio; il bosco notturno di Perelùn e la sua nemesi, il Deserto Colorato di Goab, governato dalla Morte Multicolore, il nobile leone Graogramàn; Donna Aiuola e la casa che muta le persone; la Città degli Imperatori, dove finiscono gli umani che hanno tentato di regnare su Fantàsia e non hanno più trovato la strada di casa; Ygramul le Molte e Yor, il minatore cieco di Minroud; le Acque della Vita, dove tutti torniamo ciò che siamo. Bastiano Baldassare Bucci passa dall’essere un bambino grassottello e bullizzato dai compagni di scuola a elegante e viziato salvatore di Fantàsia, ma il crollo del suo sogno di diventarne imperatore lo spinge a un lungo percorso di riscoperta che lo porterà a tornare se stesso, fuori forma e timido oltre ogni misura, ma anche ad accettarsi e a rischiare di vivere.

Un augurio che tutti quanti possiate trovare Fantàsia,
Betta La Talpa
P.S. Il libro è pubblicato nelle edizioni Longanesi, Corbaccio e Salani Le Istrici, ugualmente di pregio. Potete trovarlo qui e qui!
Turn around Look at what you see
In her face
The mirror of your dreamsMake believe I’m everywhere
Limahl, Never Ending Story
Given in the light
Written on the pages
Is the answer to a never ending story
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Il libro di Ende è un’pera meravigliosa che verrà letto anche dopo tantissimi anni. Un libro che riesce a farti viaggiare in un luogo magico ma capace anche di far maturare il portagonista e il lettore attraverso argomentazioni intelligenti e dirette. Il film è stato un’ottima trasposizione ma non è riuscito a raggiungere la bellezzadell’opera di Ende.
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Grazie del commento! Condivido: il film è un classico intramontabile, ma ha ridotto in parte la portata straordinaria del libro.
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