Tre serbi, due musulmani, un lupo

Jelena, Vuk, Milorad, Zlatan, Emina, Faris. Chi di voi riesce a capire chi, fra questi semplici nomi, è serbo? Chi è musulmano? E chi addirittura è un lupo?

Chi si ricorda di cosa accadde dal 1992 in quel paese, tanto vicino a noi eppure quasi un miraggio, perché oggi non esiste più e tutto è successo per dei confini e dei nomi? Cosa accadde in quegli anni a Sarajevo, a Prijedor, a Srebrenica, a Trnopolje?

Tutto iniziò nel più banale dei modi. Nazionalisti urlanti, scorribande notturne, costruzione di recinti che avrebbero segnato i campi. Di concentramento e di sterminio. Inizia sempre così.

Luca Leone e Daniele Zanon per la casa editrice Infinito edizioni hanno scritto un romanzo che non vuole essere testimonianza struggente e atroce di quei terribili mesi, bensì si abbassano, si fa per dire, alla letteratura per ragazzi. Il libro è infatti consigliato come lettura per le medie inferiori e superiori, sia per lo stile semplice e chiaro sia per la presenza dei protagonisti, cinque quindicenni più un lupo addestrato.

Tre serbi, due musulmani, un lupo è un titolo, per altro meraviglioso, che riecheggia una battuta di uno dei giovani protagonisti ed è un inno alla solidarietà di fronte alla guerra e all’ingiustizia. Il genocidio in Bosnia fu sicuramente uno dei più atroci momenti della storia che sia dato sapere, il primo in cui intervennero i caschi blu della Nato e il primo nell’apparentemente civile Europa dopo la Shoah: ciò che più confonde è la motivazione da cui ebbe inizio la pulizia etnica, tanto che risulta difficile ancora oggi comprendere chi voleva uccidere chi. In un crogiuolo di popolazioni diverse, un folle decise che gli altri gruppi andavano eliminati. Nel libro, questa presa di coscienza è ancora più assurda proprio perché ce ne accorgiamo insieme a dei genitori di famiglia e ai loro figli, come i protagonisti.

Ci vorrebbero altri libri come questi e non da propinare senza le dovute spiegazioni come letture estive ai ragazzi. Bisogna spiegare loro cosa avvenne e anticipare perché è così importante conoscere questi fatti.

Perché ci sono persone che vorrebbero riprodurre tali sistemi di eliminazione. Perché c’è gente convinta di appartenere al gruppo etnico o politico giusto. Perché alcuni pensano che credere in una religione dia il diritto e il dovere di convertire a forza o distruggere senza ritegno.

Fatelo leggere a qualche politico, a qualche ministro, a qualche sindaco, poi sediamoci a parlarne davanti a una pizza, che mette d’accordo tutti.

Non voglio scrivere molto, questa volta, perché è troppo l’orrore che è stato fatto e vale la pena che ciascuno di noi si informi al meglio per prevenirlo. Vorrei però accennare a questo: la storia si svolge a Prijedor, dove ancora oggi sorge il famoso canile lager. Sì, avete capito bene, c’è un posto in cui i cani vengono trattati proprio come accadde a tutti coloro che hanno conosciuto i campi. Perché esistono ancora gli orrori dei campi di concentramento, anche se non se ne sente parlare, ed è nostro dovere far cessare questa violenza, soprattutto quando essa viene ritorta contro degli animali (paradossalmente, i migliori amici dell’uomo) che non sono in grado di difendersi. Colgo dunque l’occasione di invitarvi a dare uno sguardo a Prijedor Emergency, una onlus che si occupa di aiutare questi cani a fuggire dall’orrore dei lager.

Io comunque non riesco a spiegarmi perché cazzo esistano ancora. Scusate l’eufemismo.

Un abbraccio,

Betta La Talpa

P.S. Notando la magnifica copertina, potete trovare l’ebook qui e il cartaceo qui.

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RIPRODUZIONE RISERVATA

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