Eh si’, dopo Pumpkins! anche quest’anno parliamo di Halloween e di cose spaventose. E come l’anno scorso scrissi di quelle pagine che mi fecero abbastanza pauuura, quest’anno parliamo di un libro che mi ha spaventato moltissimo e che dovrebbe essere sugli scaffali non solo dei maniaci dell’orrore, ma anche sugli amanti della storia della letteratura italiana.
Oggi vi presento infatti un’eccellenza made in Italy che ha saputo farsi pioniera di un genere e gettare le basi per una nuova teoria dell’horror e della fantascienza. Si tratta di Storie di fantasmi. Racconti del soprannaturale, a cura di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, due che di letteratura se ne intendevano. Pubblicato da Einaudi nel lontano 1960, è un lavoro magistrale che raccoglie quindici racconti di diversi scrittori, con una certa fama negli USA o nel Regno Unito, quasi senza identità in Italia: così, a fianco del caro vecchio Howard Philip Lovecraft, il Bardo di Providence, attualmente tornato molto in voga e restaurato a icona pop, qui presente col magnifico L’orrore di Dunwich e Il richiamo di Chtulhu (mai rinunciare al proprio personale dio sudamericano), si trovano l’English man per eccellenza Montague Rhodes James con Il tesoro dell’abate Thomas e Il numero 13 (entrambi estremamente classici per il genere) e l’amato Algernon Blackwood, che conoscevo proprio all’inquietante La casa vuota, nonché il famoso La zampa di scimmia, che non tutti sanno essere stato scritto da William Wymark Jacobs. La fa da padrone, tuttavia, un autore dalla penna svelta e schietta come quella di Herbert George Wells, che qui appare leggermente fuori forma ma perfettamente a suo agio, ovvero Arthur Machen. Se cercate il vero terrore, l’ansia e la sicurezza che il mondo non è esattamente come lo pensiamo, leggetevi i suoi La polvere bianca e Il terrore: due assoluti capolavori.
L’intenzione di Fruttero&Lucentini è stata quella di radunare racconti che mostrino il soprannaturale da cui ha preso piede l’horror moderno e la branca della fantascienza più vera e trash, come diremmo oggi. Dall’Ottocento, infatti, i lettori già avvezzi al Romanticismo Gotico di Ann Radcliffe e Horace Walpole chiedevano qualcosa di più del folklore e delle favole grottesche come quelle dei Grimm: il racconto fa paura quando tocca davvero il cuore del lettore, la sua realtà, le sue convinzioni. Ecco allora accontentati i nostri antenati con fantasmi di case abbandonate nella cittadina di frontiera, ecco i seguaci di religioni lontane nel tempo e nello spazio, ecco medicinali dal dubbio risultato.
Nel 2018 è chiaro che quello che un tempo era orrorifico e spaventoso, oggi ci può apparire al massimo disturbante e può farci fare un brutto incubo, ma già alla mattina ce ne scordiamo perché nella nostra epoca sono ben altre le paure: epidemie, serial killer, abusi dei dottori e di gruppi sconosciuti di terroristi o paramilitari, tecnologie che non sappiamo controllare. Ma ricordate, nel 1938, il giovane Orson Welles e il suo scherzo radiofonico con La guerra dei mondi di Wells? Basta distorcere la realtà a proprio piacimento, mantenendo la verosimiglianza, e il gioco è fatto. Oggi, il testimone lo hanno preso le fake news e le bufale su internet.
Cari lettori, rendiamo grazie a chi ci fa tremare le ginocchia al cinema o sul divano, ma diffidiamo sempre di coloro che ci vogliono iniettare la paura contro qualcun altro o qualcosa per scopi misteriosi; la paura serve per imparare a combattere, a capire, a imparare.
Happy Halloween a tutti,
Betta La Talpa
P.S. È probabile che questa edizione dell’antologia sia difficile da trovare, io l’ho presa in prestito all’Università qualche mese fa. Cercate qualche edizione aggiornata presso il vostro libraio di fiducia o su internet, anche se magari potrebbe esserci un sommario diverso.
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