La gallina volante

Non so se ho già detto in questa sede che, fra gli autori che prediligo, conto fra le dita le donne: vi prego, nessuno mi venga a parlare di pregiudizio, femminismo, sessismo etc. La mia è una preferenza nata, con ogni probabilità, dai libri che ho letto, di cui per la maggior parte gli autori erano uomini; fra le donne, ne ho trovate pochissime che tuttora amo: penso a Emily e Charlotte Bronte, a Jane Austen, a Margaret Atwood, a J.K Rowling (anche oltre il maghetto), a Ursula K. Le Guin, a Diana Wynne Jones, a Goliarda Sapienza (nonostante l’indiscutibile pesantezza), a Dacia Maraini, a Oriana Fallaci (d’accordo o non d’accordo con le sue idee, le va il merito di giornalista e reporter), a Giusi Marchetta, a Elsa Morante… e fra queste, rientra Paola Mastrocola.

Il mio primo incontro con lei è stato proprio a scuola, il vero campo di battaglia della Mastrocola. Al ginnasio, come lettura per le vacanze di Pasqua, la professoressa di italiano ci diede una breve lista da cui avremmo dovuto scegliere un libro. Non ricordo gli altri titoli, ma ricordo la sorpresa e la curiosità di quando lessi il titolo Una barca nel bosco (Una barca nel bosco). Lo comprai in una bella edizione Mondolibri con copertina rigida e lo lessi in nemmeno una settimana. Rimasi incollata alle pagine, dove si raccontava la storia di Gaspare Torrente, figlio di umili pescatori e aspirante latinista, dall’adolescenza all’età adulta. Nessuno prima d’ora aveva meglio definito la posizione in cui ci sentivamo noi adolescenti timidi, goffi e insicuri. Eravamo delle barche in un bosco.

Dopo parecchi anni, presi in prestito in università L’anno che non caddero le foglie (L’anno che non caddero le foglie). Sarà pure una fiaba, ma è una splendida storia di coraggio, di saggezza e di ribellione. Mastrocola dimostra ancora una scrittura semplice, senza fronzoli, eppure piena di quella poesia pura e dimessa delle campagne, che in poche parole spiega il mondo e la sua complessità; non mancano idee che hanno, nella loro umiltà, la grande capacità di non essere banali, come l’amicizia fra una scoiattolina inquieta e timida e un bel volpacchiotto che gioca a basket, o la commovente storia d’amore tra due foglie, alla base della trama.

Così, sono arrivata a quello che è in realtà il libro più famoso e che ha dato inizio alla straordinaria carriera della scrittrice, La gallina volante. Edito da Guanda nel 2000, anche se io ho l’edizione tascabile del 2010 (La gallina volante), è il romanzo da cui poi verranno tutti gli elementi fondamentali del lavoro della Mastrocola: una scrittura semplice, spesso vicina al dialogo e al flusso di coscienza, la presenza di animali che simboleggiano un aspetto ancora vivo nell’essere umano e l’inevitabile vicinanza alla natura, una storia senza colpi di scena o salti nel vuoto, che illustra come la vita quotidiana sia nonostante tutto bellissima e gloriosa. Il romanzo viene dall’esperienza dell’autrice come professoressa di lettere al liceo e qui è lampante: nessuno se non un insegnante avrebbe potuto creare personaggi come il Barba, il segretario scolastico che regge tutta la burocrazia; Rita, la bidella che sembra fare solo fotocopie e invece spazza anche; Canaria, il professore pazzo amato dagli studenti; le professoresse zelanti che si uniscono in commissioni improbabili per stilare progetti, decidere i manuali da adottare, stabilire le competenze. Nei fatti, è una reale riflessione sul disagio dei ragazzi, in questo mondo dal futuro incerto, iperstimolati, ipercontrollati, fragilissimi, iperconnessi eppure disperatamente soli; tuttavia, è anche un’aspra critica contro il sistema scolastico, che chiede ogni anno qualità, quantità, cose diverse, il che va a incidere sul lavoro dell’insegnante nel vivo del suo lavoro, ovvero davanti agli studenti, e contro il ruolo dei genitori, che sembrano non più in grado di sostenere questo arduo compito perché a loro volta troppo insicuri o troppo sicuri di se stessi e della loro vita. I momenti di maggior ironia vengono proprio nelle scene delle udienze, perché è lì che si capiscono molte, molte cose.

Ma cosa c’entra il titolo? Beh, la professoressa Carla ha un sogno, per il suo pollaio: far volare una gallina. Senza farvi spoiler, perché sarebbe davvero disumano, la gallina volante è la metafora, ma forse una realtà, di come valga inseguire i sogni, che per quanto possano essere assurdi hanno una certa probabilità di riuscita. Questo perché il primo ostacolo fra la loro nascita e la loro realizzazione siamo noi, che non ci sentiamo liberi di tentare o crediamo di essere vittime del sistema (ma quale sistema?). Basta provare, con gli strumenti che abbiamo o inventandoceli sempre di nuovi.

Secondo voi, le galline possono volare?

In attesa di una vostra illuminante risposta,

Betta La Talpa

P.S. Paola Mastrocola è per lo più edita da Guanda.

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