All’indomani della primavera (anche se per colpa di Burian non si direbbe!) mi sembra interessante parlare di rinascita, concetto legato alla mezza stagione come ripresa della vita naturale dopo il letargo e il gelo dell’inverno. Una palla? No, visto che la rinascita suggerisce anche un altro curioso sostantivo: la rilettura.
Sono una talpa e, come giustamente la selezione naturale mi impone di fare, mi sto riprendendo dal lungo sonno con spremute ed esercizi. Fra cui, il sacro allenamento del mio cervello e quindi un ritorno a quei libri che in un certo senso mi hanno svegliato. Oltre che rinascita, dunque, possiamo parlare anche di ritorno a quei mondi, a quelle storie e a quei personaggi di cui non posso fare a meno. Perché leggere è anche camminare con compagni che, impressi nella mente e nell’inchiostro, non ci lasciano mai. Ecco qui un breve elenco di quei romanzi che mi sono sempre stati accanto quando più ne avevo bisogno.
- Roy Lewis, Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, Adelphi, Milano, 1992 Mi è tornata voglia di questo breve e geniale romanzo per due motivi: lo humour tipicamente british unito all’anacronismo, che rende tutto surreale, e la trama, ovvero l’epica storia di una famiglia di ominidi che vanno verso il progresso della specie. Ne ho accennato anche qui L’uomo scimmia socialista .Ogni volta vi farà morir dal ridere e fra cinquecentomila anni lo troveremo ancora divertentissimo.
- Jack London, Zanna Bianca, RCS, I Classici dell’Avventura, Milano, 2011 Zanna Bianca Non è un’edizione di pregio, ma le sono molto affezionata perché è stata la mia primissima versione del romanzo, ha viaggiato con me e fa parte di una collana editoriale che, malgrado il basso costo e la qualità mediocre, è semplice e diretta, tant’è che si può vedere ancora in giro piuttosto facilmente. Lo rileggo più o meno una volta all’anno perché ho bisogno di sentirmi raccontare del Grande Nord e di questo coraggioso lupo che, per amore di un uomo, si trasforma in cane. Non ho ancora avuto modo di esprimere il mio folle amore per Jack London, ma rimedierò presto. Ogni volta lo divoro e ogni volta rabbrividisco nella scena del combattimento con il Bulldog, singhiozzando insieme a Zanna Bianca per la cattiveria umana.
- Mary Shelley, Frankenstein, BUR, I grandi romanzi, Milano, 2006 Frankenstein Splendida edizione che non si vende più, con mio grande rammarico. Il romanzo non ha certo bisogno di presentazioni, al massimo andate a vedervi la versione cinematografica di Kenneth Branagh o quella di Mel Brooks (non è molto fedele, ma in famiglia citiamo pezzi di sceneggiatura a memoria): un giovane Faust che ricrea un essere umano, bisognoso di amore e incapace di farsi amare per il suo aspetto; un’autrice giovane e caparbia che, pur di non darla vinta agli uomini della sua vita, tutti poeti radical chic, decide di inventare la più spaventosa storia dell’orrore che, guarda un po’, è la caduta di un uomo. Ogni volta piango assieme alla Creatura.
- Art Spiegelman, Maus, Einaudi Stile Libero, Torino, 2000 Maus Ci voleva una graphic novel per spiegare cosa sia stato l’Olocausto, forse ancor meglio di quanto abbia fatto Anna Frank con il suo Diario (sempre sulla Shoah, ricordo che a 14 anni mi colpì tantissimo il romanzo Ho sognato la cioccolata per anni di Trudi Birger). Forse perché le metafore arrivano meglio al nostro cuore e ci danno modo di riflettere, meglio che subire le scene e le urla di quella tragedia come pugni nello stomaco, senza che si possa fermarsi a respirare e pensare a cosa stia succedendo. Da sempre appassionata di storia, soprattutto antica e moderna, tuttavia mi commuove l’idea che ci siano persone che muoiano per l’indipendenza e mi toglie il fiato che altri siano torturati e sistematicamente uccisi per ciò che sono, da un’etnia a una religione fino a un modo di essere. I disegni di Spiegelman sono precisi e marcati, gli animali chiari nel loro significato: topi gli ebrei, maiali i polacchi, gatti i nazisti, cani gli americani. Sarebbe interessante fare una ricerca sull’uso delle metafore animali nella storia. Ogni volta che prendo in mano questo maledetto capolavoro penso che, ormai, soltanto gli animali possano salvarsi davvero.
- Tiziano Sclavi, Dylan Dog, Sergio Bonelli Editore Come ciliegina sulla torta, ecco le mie letture più fitte e abituali. Purtroppo non ho la possibilità di comprare l’albo ogni mese, ma a ogni mercatino dell’antiquariato, a ogni fumetteria e a qualche edicola per disperazione, ricorro per acquistare la copia di un’avventura dell’Indagatore dell’Incubo. Un antieroe (mi)perfetto che non si può non amare, mostri che non hanno quattro zampe, artigli o peli superflui ma due gambe e un nome inglesissimo, donne bellissime che non sfuggono al suo irresistibile fascino, un aiutante che sembra un famoso Marx del cinema e personaggi ricorrenti di cui è impossibile dimenticarsi. Il suo politically scorrect è sempre adorabile e, comunque, dal 1986 tiene duro con storie sempre nuove ed efficaci. Alcune, come Mater Morbi/Mater Dolorosa, Il sonno della ragione, Finché morte non ci separi, Il sorriso dell’Oscura Signora, Jhonny Freak, Lo specchio dell’anima… sono dei veri capolavori. Mi accompagna puntualmente in tutte le mie trasferte da pendolare e nelle domeniche uggiose e ogni volta è uno scappare da licantropi e zombie (per la mia insana passione per l’horror fatto bene, ecco qui Pumpkins!). Insomma, il divertimento è assicurato.
Un abbraccio,
Betta La Talpa
P.S. Diritto IV imprescrittibile del lettore secondo Daniel Pennac: Il diritto di rileggere.
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