Pumpkins!

Come non festeggiare Halloween, fra zucche intagliate e racconti da paura! Al di là del folklore e della ritualità pagana, nonché delle varie feste trick or track in giro per il mondo, oggi volevo dire due parole su quali pagine mi facciano davvero paura.

Bene, tema Halloween… il web strabocca di consigli di letture e film su bambole assassine, fantasiosi serial killer e mostri da ogni dove, spaziando dai classici fantasmi ai mannari di vario genere fino ai must/evergreen vampiri e zombie. Io non proporrò nulla, perché già ci sono elenchi sparsi ovunque, per non parlare degli eventi e dei costumi e per carità non nominiamo le ricette… maledetto consumismo! Potrei confidarvi che adoro l’anti-eroismo di Dylan Dog (bellissimo come Rupert Everett nei tempi che furono, affascinante, curioso e sensibile, vegetariano e animalista, ex alcolista che conosce e lotta quotidianamente con le proprie debolezze) e che sono cresciuta con Edgar Allan Poe, che è meno horror di quanto la sua fama affermi, ma preferisco darvi tre dritte su cosa mi abbia fatto davvero paura. E io, ripeto, sono una talpa coraggiosissima.

Partiamo dal podio vincitore: si tratta del romanzo che, in assoluto, mi ha terrorizzato più di tutti nella vita. Complice, forse, la mia esperienza universitaria da pendolare. Il libro è Il Signore dei lupi di Alexandre Dumas (Il Signore dei lupi), fondamentale in quanto rappresenta una delle prime apparizioni del licantropo nella letteratura mondiale. È un libro malefico, lo giuro, è davvero diabolico. Ricordo che erano le 20 di sera ed era febbraio, perciò era già buio e il treno era appena partito per portarmi a casa, a cui sarei arrivata in tre quarti d’ora; credevo di essere sola nella carrozza, mentre leggevo un capitolo particolarmente angosciante. Il buio, il freddo, la solitudine… poi, a qualche sedile di distanza, notai qualcuno seduto… un uomo, con la barba e gli occhi chiari, mi fissava… era identico al protagonista del romanzo! Dovetti singhiozzare, perché quello sorrise e si rimise le cuffie per ascoltare la musica. Meno male.

Al secondo posto, dopo dovute riflessioni, da cuore impavido ho pensato che ci sono state invece delle pagine che mi hanno spaventato, più che il romanzo in sé. In questo caso, parlo di Hollow City (Hollow City), il sequel di La casa dei bambini speciali di Miss Peregrine (Miss Peregrine), seguito dall’ultimo capitolo della trilogia, La biblioteca delle anime (La biblioteca delle anime). Premesso che si tratta di una bella trilogia di fantasy per giovani adulti, un prodotto editoriale ben confezionato, ma niente di trascendentale, solo un ottimo mezzo di intrattenimento, buona parte di Hollow City è ambientato nelle fogne e, vi assicuro, è piuttosto inquietante. Il ritmo è incalzante e la storia regge benissimo. Non è un capolavoro destinato a imperitura memoria, ma mi sono piuttosto affezionata a Ransom Riggs.

Last but not least, il terzo posto è occupato da un caso particolare di horror, quello demenziale. E mi riferisco a una piccola chicca per bibliofili e amanti degli ectoplasmi e del sapore ottocentesco, perché l’autore è niente meno che l’ironico Jerome K. Jerome (già visto in Tre uomini in barca), il quale si è destreggiato con le classiche storie da brividi del suo tempo con il dissacrante Storie di fantasmi per il dopocena (Storie di fantasmi), che è anche una divertentissima parodia della letteratura inglese. Gustatevele con una cioccolata calda o un bel punch.

Mi raccomando, chiedete bene le porte e non fate troppo tardi… le streghe possono sempre tornare! Un sanguinolento abbraccio,

Betta La Talpa

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