Perché Jon-fen è sempre Jon-fen

Eh, sì, è proprio vero… avete capito di chi stiamo parlando? Se non avete mai letto nulla di questo prodigioso autore, andate a vedervi subito il bellissimo film del 2005 girato dall’attore Liev Schreiber e con un cast d’eccezione che annovera fra i protagonisti Elijah Wood ed Eugene Hutz (niente meno che il cantante dei Gogol Bordello, che appaiono per altro travestiti da banda locale in una stazione ucraina… imperdibile): il titolo è Ogni cosa è illuminata e Jon-fen era il diminutivo che il giovane ucraino Alex Perchov dava al protagonista, autore del libro, Jonathan Safran Foer.

Ci siamo ora? In realtà volevo solo annunciarvi che sono alla pagina 382 (su 661 di storia) del suo ultimo romanzo, Eccomi, uscito nel 2016 per la casa editrice Guarda, che da sempre si occupa della pubblicazione italiana di Foer.

Che dire, che non sia già stato detto o preannunciato? Foer si distingue per il suo stile inimitabile, fra un’ironia dissacrante e un senso della tragedia biblico, molto ebraico, in effetti… inoltre, le sue tematiche riguardano sempre il rapporto tra storia passata e storia contemporanea, considerando con una particolare attenzione proprio il punto di vista del popolo ebraico, nonché le dinamiche interne e quasi secolari delle famiglie. Con il nuovo romanzo, a 11 anni dall’ultimo (Foer non è un autore prolifico e ogni libro è frutto di anni e anni di lavoro), affronta la vita di una moderna famiglia ebrea, borghese di Manhattan, fra i problemi dei genitori e quelli dei figli: quando un terremoto mette in ginocchio Israele e il Medio Oriente, la loro serenità, già compromessa, è ancor di più messa a durissima prova…

Sono a metà della lettura, ma mi sono già fatta un’opinione generale: Foer si conferma uno dei migliori scrittori della nostra epoca, malgrado la giovane età, con uno stile unico e inimitabile, fatto di riflessioni, metafore, flashback e flashforward che rendono l’intreccio abbastanza intricato per essere interessante, un’attenzione alla quotidianità e alla cultura ebraica legata al tempo in cui vive che non manca di osservazioni e critiche sottili. Quello che avverto mancare rispetto agli altri è, nonostante la grandezza indiscutibile di questo romanzo, è l’originalità che contraddistingue i suoi predecessori: se in Ogni cosa è illuminata e Molto forte,incredibilmente vicino apparivano mirabolanti invenzioni quali l’autista cieco psicosomatico accompagnato dalla “cagna guida ufficiosa”  battezzata Sammy Davis Junior Junior, un nonno gigolò bambino, una tragedia mondiale eppure non rappresentata con crudeltà e gusto per il drammatico (un eccidio nazista nel primo e l’11 settembre nel secondo), scene di sesso che hanno del magico, cacce al tesoro e misteri quotidiani che insegnano una verità morale… in questo caso, il dramma è il disgregamento di una famiglia borghese e, almeno per quanto mi riguarda, è un tema piuttosto usurato dalla letteratura.

Ma Jon-fen è sempre Jon-fen, per cui questa minuscola critica, in realtà, non inficia la meraviglia generale del romanzo. Al ritmo delle foglie che iniziano a cadere e della pioggia capricciosa di settembre, lo finirò.

A presto,

Betta La Talpa

P.S. Vi lascio la bibliografia di Foer, se l’articolo vi ha incuriosito. Tutti sono editi da Guanda.

Ogni cosa è illuminata (2002) Ogni cosa è illuminata

Molto forte, incredibilmente vicino (2005) Molto forte, incredibilmente vicino

Se niente importa (2010) Se niente importa

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